Siamo giunti alla fine di un anno scolastico faticoso, segnato da difficoltà mai affrontate in precedenza e spiragli di ritorno alla normalità. È innegabile, infatti, che l’emergenza sanitaria causata dal coronavirus è stata per l’intera umanità motivo di isolamento, impoverimento ed emarginazione. Le scuole chiuse, come ribadito dal Presidente della Repubblica Sergio Mattarella in occasione della giornata dedicata all’alfabetizzazione, hanno rappresentato una ferita per tutti.
Ciò perché la scuola non è soltanto il luogo dell’apprendimento ma rappresenta quella formazione sociale costituzionalmente riconosciuta in cui ogni ragazzo cresce e sviluppa la propria personalità. Un luogo “sacro” di relazione insostituibile per la cui chiusura i bambini e gli adolescenti hanno particolarmente sofferto. Conseguenze pesantissime causate non solo dall’isolamento e dalla difficoltà di gestione della “scuola a distanza” ma anche dalla totale impossibilità di manifestare il proprio disagio. Sono numerosi gli studi scientifici e le ricerche internazionali (ISS 2020; Weforum Org- maggio 2020; Unicef) sull’aumento dei disturbi psicologici nei bambini e negli adolescenti nel periodo del Covid, oltre che sull’aumento del divario sociale e della povertà educativa.
L’ONG stima che, a seguito del Covid, sono circa 34 mila i giovani che rischiano di abbandonare precocemente la scuola. Tuttavia, dopo anni di” dimenticanza”, il Covid ha riportato alla ribalta la scuola, il suo valore educativo e sociale. Oggi, forse, vi è una maggiore consapevolezza che senza una buona offerta formativa non c’è futuro.
Un’attenzione particolare verso il mondo della scuola espressa anche dentro le linee guida approvate dal Governo per il Recovery Plan, dove «istruzione e formazione» costituiscono una delle sei macro aree su cui si intendono spendere le risorse in arrivo dall’Europa (le altre sono: digitalizzazione e innovazione; transizione ecologica e rivoluzione verde; infrastrutture per la mobilità; equità, inclusione sociale e territoriale; salute).
L’emergenza sanitaria ha anche messo in luce tutte le criticità che il mondo della scuola ha vissuto e vive ormai da decenni. Cosa fare allora? Ritornare semplicemente alla normalità o ripensare ad un nuovo modello educativo? Sicuramente l’Italia dovrà reinvestire nella formazione dei docenti, nel recupero del gap tra Nord e Sud che il Covid ha ulteriormente accentuato, nello sviluppo delle competenze digitali e nei processi di alfabetizzazione. Garantire in sostanza un’istruzione di qualità, inclusiva ed equa e promuovere opportunità di apprendimento continuo per tutti.
L’apprendimento e la crescita intellettuale rappresentano, infatti, un investimento strategico nella costruzione e ricostruzione di una società più sostenibile e giusta per tutti gli uomini cosi come vuole l’agenda 2030 per lo sviluppo sostenibile (Goal 4). Occorrerà lavorare insieme ripartendo dalla tutela dei diritti fondamentali dei bambini e degli adolescenti, dei quali il diritto all’istruzione costituisce il presupposto per il riconoscimento del diritto di cittadinanza.
Non esistono ricette magiche ne vi è una scuola perfetta. Ma possiamo, anzi, dobbiamo provare a trasformare un’emergenza in opportunità per migliorare una scuola in grande difficoltà ma con un patrimonio umano di grandissimo valore.
Maria Carmen Aloi – Dirigente Scolastico IC Corrado Alvaro di Chiaravalle Centrale
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