“L’Italia ha superato tutti gli esami”. Con queste asciutte ma essenziali parole, l’Europa consegna a Draghi il giudizio sul compito scritto presentato. La prova scritta è il PNRR, un acronimo ormai divenuto noto a tutti e che significa Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza. Questo piano rientra nel programma europeo Next Generation EU, che vale complessivamente 750 miliardi, dei quali 210 miliardi, destinati all’Italia come Paese europeo maggiormente colpito dal Covid. Risorse grandi e importanti, a proposito delle quali il Presidente del Consiglio Mario Draghi è stato netto: soldi da spendere tutti, bene e con onestà. Parole che non lasciano spazio alcuno ad eventuali fantasie, quelle più strane, ma anche quelle più frequenti in Italia, quando in ballo ci sono soldi. Parole che rappresentano, di per sé, un vero programma di lavoro.
Gestire così tanti soldi in modo trasparente non è per nulla semplice, viste le esperienze del passato. Eppure si deve. Abbiamo sopra di noi gli occhi attenti di tutti i Paesi europei che aspettano l’Italia al varco. Se questi soldi sono arrivati in Italia, se la Presidente della Commissione europea Ursula Von der Leyen è arrivata a consegnare il primo assegno di 25 miliardi, è perché si sente super garantita dalla presenza di Mario Draghi alla guida del Paese. Questo va detto con chiarezza e senza spirito di polemica alcuna. Certo non bisogna tralasciare i giusti meriti di Conte, ma soprattutto di Gualtieri, vero “deus ex machina” dell’operazione “raccolta fondi”.
Dicevamo soldi tanti, più di quanti ne portò il Piano Marshall che consentì all’Italia, nell’immediato dopoguerra, di spiccare il volo in tutti i settori e far sentire gli italiani protagonisti assoluti del loro destino, del loro futuro. E’ quello che dovrà succedere nei prossimi due lustri, con particolare attenzione al Sud d’Italia al quale il PNRR destina il 40% delle risorse, pari a 80 miliardi. E in questo grande cesto la Calabria dovrà mettere le mani. A questo punto c’è da esprimere tutte le proprie capacità, la propria volontà di spendere i soldi destinati alla comunità, senza cadere negli errori del passato. La classe dirigente calabrese, politica e non, lascia alquanto a desiderare. Non sempre ha dimostrato di essere all’altezza della situazione. Moltissimi i fondi europei non spesi e tornati al mittente. Rispetto ai fondi che arriveranno in gran quantità, in Calabria ora ci sono tanti “pretendenti”. Ma non credo che questa regione oggi sia in grado di esprimere una classe politica e dirigente capace di gestire, a pieno regime, i fondi del PNRR. Spero, invece, che, almeno nei prossimi quattro anni, la Calabria sia commissariata dagli organismi europei. È l’unico modo per vedere quei fondi destinati correttamente a quel che servono: fondi funzionali ai bisogni reali.
La Calabria necessita di servizi e strutture nella sanità e di tante infrastrutture nella società. Strade interne, autostrada, ferrovie, aeroporti, statale 106, porto di Gioia Tauro, valorizzazione dei beni culturali. Realizzare e rendere funzionali queste opere costituirebbe un’autentica rivoluzione per questa regione, vista la sua vocazione prettamente turistica. Sono in ballo migliaia di posti di lavoro che poi rappresentano la vera priorità di questa regione. Ogni calabrese dovrebbe pretendere che la politica, se ne è capace, metta nella sua azione un supplemento d’anima che poi è quanto i cittadini di questa regione si aspettano e soprattutto meritano.
Franco Carello – Sociologo e Giornalista
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