«Chi cercherà di salvare la propria vita, la perderà, ma chi la perderà, la manterrà viva. Io vi dico: in quella notte, due si troveranno nello stesso letto: l’uno verrà portato via e l’altro lasciato; due donne staranno a macinare nello stesso luogo: l’una verrà portata via e l’altra lasciata» (Lc 17, 33-35). La morte è un mistero insondabile. Nessuno sa per chi viene, quando viene, dove viene. Essa viene e prende chi vuole, ma anche lascia chi vuole. Nessuno può dire: io sarò preso e l’altro sarà
lasciato. Oppure: io verrò lasciato e l’altro verrà preso. Le parole di Gesù sono chiare: due si troveranno in uno stesso letto, l’uno verrà portato via e l’altro lasciato. Tutto ciò può avvenire sia di notte che di giorno. Nessuno potrà dire: “La morte viene solo di giorno”. Essa viene anche di notte. Tutte le ore sono buone e propizie, anzi ottime. Nessuno però conosce l’ora della sua morte, né quella della morte degli altri. Mistero insondabile di notte e mistero insondabile di giorno. Questo significa per tutti una cosa sola: ognuno deve tenersi sempre pronto. Se osserviamo bene la storia, dobbiamo confessare che le parole di Gesù ogni giorno sono confermate dai numerosissimi fatti di cronaca che attestano l’agire imprevedibile della morte proprio così come ci ha annunziato Gesù. Non tutti muoiono. Non tutti vivono. È il mistero dei misteri la morte. Come vivere dinanzi a questo grande mistero sia che si rimanga in questa vita o che si vada nell’eternità? Alla maniera del Vangelo donataci da Gesù: «Siate pronti, con le vesti strette ai fianchi e le lampade accese» (Lc 12,35); ogni momento della nostra vita dev’essere donato al Signore nell’amore e nella fede più grande, per riversarlo verso il nostro prossimo. Perché? Perché tutto il Padre celeste ha dato a noi per farne un’offerta d’amore per gli altri. Il respiro dei nostri polmoni è un dono del Suo amore. Il battito del nostro cuore è un dono del Suo amore. L’aria che respiriamo è un dono del Suo amore. La vita è il più grande dono d’amore fattoci
da Dio Padre. Ma a cosa servono tutte queste offerte? A far sì che ognuno di noi possa donarsi agli altri come immagine viva e vera del Padre celeste. Ho ricevuto un dono per fartene dono. Questo è un altro mistero che ogni giorno viviamo, e spesso ignoriamo. Il più grande dono che un uomo possa fare al mondo intero è uno solo: vivere sempre, in ogni circostanza, dinanzi ad ogni persona, da vero uomo. Il vero uomo è il vero figlio di Dio, colui che manifesta Dio, perché a sua immagine e
somiglianza, attraverso tutta la sua vita. Per questo motivo ogni genitore dovrà gioire, perché ha fatto al mondo il dono più grande. Ha dato ad esso un uomo che manifesta, rivela Dio con la sua vita. Questa gioia non deve conoscere limiti, neanche dinanzi alla morte deve cessare questa gloria. Il libro del Siracide conferma questa verità, con parole mirabili che meritano tutta la nostra attenzione: «Muore il padre? È come se non morisse perché, dopo di sé lascia uno che gli è simile.
Durante la vita egli gioisce nel contemplarlo, in punto di morte non prova dolore» (Sir 30,4-5). Come il Padre, tramite Cristo ha donato la vita per noi, così anche noi siamo chiamati a donarla, sia nel rimanere che nell’andare. Bisogna perdere la propria vita nella volontà di Dio, Padre, Figlio e Spirito Santo, per manifestare ogni giorno sempre di più ad ogni uomo che Lui è presente in questo mondo. Per incoraggiarci a vicenda, facciamo nostra questa esortazione di san Paolo:
«comportatevi in maniera degna della chiamata che avete ricevuto, con ogni umiltà, dolcezza e magnanimità, sopportandovi a vicenda nell’amore, avendo a cuore di conservare l’unità dello spirito per mezzo del vincolo della pace. Un solo corpo e un solo spirito, come una sola è la speranza alla quale siete stati chiamati, quella della vostra vocazione; un solo Signore, una sola
fede, un solo battesimo. Un solo Dio e Padre di tutti, che è al di sopra di tutti, opera per mezzo di tutti ed è presente in tutti» (Ef 4, 1-6).
Don Saverio Menniti