Cosa significa il dono nello sport? Per rispondere a questa domanda bisogna fare qualche passo indietro e capire l’importanza della pratica sportiva per l’uomo. Sia nelle civiltà antiche che per l’uomo cosiddetto moderno, lo sport ha sempre rappresentato un momento di condivisione, in cui si fa strada in maniera forte il senso di appartenenza alla comunità sia se si praticano sport di squadra che se si tratta di sport individuali. Il primo aspetto dello sport come dono, infatti, è rappresentato proprio dal fatto che ogni disciplina sportiva, sia se praticata a livello personale, anche solo per pura passione senza agonismo, sia se seguita alla televisione ti fa sentire parte di una comunità, componente di un qualcosa di più grande che in quel momento preciso ti mette in comunione, tuo malgrado, con gli altri e ti rende partecipe di un sentimento comune che unisce senza distinzione di sesso, razza o religione. Potrebbe sembrare, agli occhi di chi legge, che un’affermazione del genere rappresenti quasi un azzardo ma se ripercorriamo anche solo per un attimo le tappe di vita di ciascuno di noi ci sorprenderà renderci conto di come, spesso, gli eventi sportivi possano essere associati ad eventi del nostro vissuto e di come, anche solo in una semplice chiacchierata, lo stesso possa fare il nostro interlocutore e di come questo ricordo possa essere condiviso con l’altro, perché in quello stesso preciso momento la gioia per una vittoria è la stessa del tuo vicino.
Lo sport, da fenomeno di costume, si è spesso trasformato in termometro della società, che ha dato riposte semplici a quesiti complessi, che ha affrontato con naturalezza temi, come il razzismo, che ancora oggi non sembrano del tutto superati, che ha messo il mondo e l’umanità al cospetto dei propri limiti ma che ha saputo unire popoli che seguendo il motto di De Coubertin hanno vinto la propria gara affermando la loro presenza nel mondo.
Ma come sperimentare il dono nello sport? Negli sport di squadra la risposta è molto semplice ed è insita nella loro natura: queste discipline, infatti, impongono che per disputare una gara ci sia bisogno di più componenti, ciascuno chiamato a ricoprire il proprio ruolo che in una relazione di aiuto sostiene e dona il proprio contributo al bene supremo ovvero l’obiettivo della squadra tutta, uniti l’uno con l’altro perché l’uno non può prescindere dall’altro. Nelle discipline individuali in un confronto continuo con l’avversario, teso ad accrescere i rapporti di amicizia che si possono creare per superare le barriere che dividono.
L’ultimo aspetto, non meno importante, di sperimentare lo sport come dono è rappresentato dallo sport come speranza di poter guardare al futuro con fiducia: questo aspetto è il dono più grande che gli atleti paralimpici regalano in ogni loro gara, ciascuno di loro rappresenta la forza di volontà che ci mettono nel loro quotidiano per affrontare la vita e lo sport, ognuno di loro è consapevole del dolore che ha vissuto ma ha voluto donarlo al prossimo nella speranza che il loro esempio possa dare forza a chi ne ha bisogno. Il dono più bello, dopo tutto, che si possa ricevere.
Daniela Critelli – Giornalista sportivo
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