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1996/2024… 28 anni di VITA in questa grande famiglia.

Qualcuno potrebbe dire il peso degli anni, io dico, al contrario, la leggerezza del tempo che ho goduto appieno in ogni suo attimo. Ogni piccolo passo ha rappresentato per me una profonda crescita a livello umano, personale, professionale, relazionale.

Successi e insuccessi, soddisfazioni e delusioni, gratificazioni e frustrazioni, ma tutto è stato per me motivo di crescita. Sono caduta tante volte e tante volte mi sono rialzata più forte di prima, consapevole di avere ancora tanto da offrire e anche tanto da “prendere”. Non è un controsenso, assolutamente no. Oggi posso dire di avere preso più che dato. Ho preso affetto, attenzione, vicinanza e questo mi ha dato la forza di dare altrettanto e ancora di più.

Ho vissuto tutto senza pensarci, affrontando le cose con l’anima, con il cuore, con la testa ma soprattutto con la pancia. Le maggiori emozioni si sentono, si vivono, si percepiscono proprio con quella parte del corpo che sembra essere la meno nobile ma non lo è.

Ho vissuto tutto con una grande profondità d’animo. La mia storia di vita personale mi ha fatta avvicinare a questa realtà con semplicità, senza atteggiamenti artificiosi, costruiti, ma in modo del tutto naturale.

Ho iniziato la mia esperienza nella lontana Badolato, nella Comunità San Domenico, ho trovato me stessa, ho iniziato a sentirmi una persona nuova, migliore, utile.

Ho sentito in me, sempre più forte, il sentimento della comprensione delle esperienze umane delle persone che incontravo nella quotidianità lavorativa; ho imparato insieme a loro a guardare “oltre”, a costruire qualcosa di nuovo e di diverso dalla strada che poteva sembrare già delineata per loro.

Io ero riuscita nella mia vita a farlo e, allora, anche loro avrebbero potuto. Ci credevo e questo mi portava a crederci insieme a loro, anche loro potevano farlo. Io li potevo affiancare, potevo stare accanto a loro, mai un passo indietro e mai un passo avanti, “ACCANTO”.

Ma tutto questo non bastava, non era sufficiente, all’emotività, al cuore, alla “pancia”, era importante affiancare tanta formazione professionale che ho realizzato e portato avanti quasi con un bisogno vitale. Dopo solo 6 mesi dall’inizio del mio percorso lavorativo un solo anno parto per Monaco di Baviera per uno stage sulle tossicodipendenze… e poi a Firenze 2 anni per un corso di formazione per coordinatori di comunità… e poi 1 mese di full immersion a Napoli in una comunità per minori a rischio di devianza e una comunità per la tossicodipendenza… e poi 2 anni a Torino per un corso di formazione per responsabile dei sistemi di qualità… e ancora 2 anni a Roma per un corso di formazione come animatore di comunità… e non è finita… tanta altra formazione in giro per l’Italia.

Tutto mi ha fatto crescere e sono cresciuta cosi come è crescita la realtà di cui faccio parte ancora oggi.

Custodisco tutto, ancora oggi, come un “figlio” prediletto. Ho adottato la Maddalena, struttura per persone senza dimora, Comunità San Domenico per minori a rischio di devianza, realtà già presenti al mio arrivo.

Ho aiutato a far nascere tutto ciò che è arrivato dopo: Aliante, Rosa e Azzurro, Centro Aiuto donna, Sicomoro, Vivarium, Casa di Alì, SAI Catanzaro Minori, SAI Approdo, SAI Nostra Signora di Guadalupe, SAI Myriam, INCIPIT, SAI Palazzo Condò, SAI S. Maria del Monte, SUNRISE, SAI S. Martino, SAI Casa Roella, Centro diurno Minozzi, Ulivo, Refugium, Centro Diurno Cassiodoro, tenda di Mamre, Oasi di Misericordia, Centro Diurno Daniela, Dopo di Noi Simona, Casa di riposo Maria Natalina, Centro Polifunzionale ABC, SAI Vallefiorita.

Tutto quanto scritto, di getto, in poco tempo, è “tanta roba”, come amano dire i giovani d’oggi. Ma nella mia “roba” non c’è nulla di materiale, di superficiale ma, piuttosto tanta spiritualità, tanta anima, tanto cuore.

E spero che la strada sia ancora lunga perché ho ancora tanta, tanta voglia di crescere…

Manuela Marchio – Responsabile Centro Progetti Fondazione Città Solidale

 

Storie che si intrecciano

In occasione del 25° della Fondazione Città Solidale, mi è stato chiesto di condividere la mia esperienza nel lavoro sociale all’interno di questa realtà.

La mia esperienza nel sociale, o meglio la scelta di iniziare questo tipo di percorso ha inizio verso la fine del 1991, avevo 19 anni. Esperienza fatta di diversi incontri con persone che, in un modo o nell’altro mi hanno interpellato e mi hanno fatto interrogare sulle scelte future che avrei dovuto fare.

È proprio vero quando si dice che gli incontri con alcune persone, possono o meno cambiare il percorso della tua vita. Personalmente posso dire che alcuni di questi incontri sono stati fondamentali in quanto mi hanno portato a fare di volta in volta delle scelte, scelte che hanno costruito passo dopo passo la storia della mia vita sia personale, sia professionale.

Nel 1991, alla fine di una missione popolare realizzata nelle parrocchie di Catanzaro Lido, venivo coinvolto dal mio amico Raffaele, all’incontro conclusivo della missione. In quella sede conobbi i padri oblati ed iniziai a rifrequentare la parrocchia e successivamente il gruppo giovanile. L’estate del 1992 è stata fondamentale in quanto ha segnato l’inizio delle scelte che hanno tracciato il mio percorso di vita. Quell’estate feci un’esperienza con il mio amico Raffaele, andammo a Roccaraso per partecipare all’incontro nazionale del Movimento Giovanile Costruire. Durante l’incontro, ascoltai l’esperienza fatta in Uruguay da alcuni ragazzi di Pescara. Questi, raccontarono ciò che fecero con i missionari, della povertà che incontrarono in quei luoghi e dei bisogni ai quali cercarono, nel loro piccolo, di dare delle concrete risposte di aiuto. Ascoltandoli, mi chiesi cosa stessi facendo di buono in quel periodo della mia vita e cosa avrei potuto fare per i poveri della mia città. Allora mi avvicinai alla Caritas diocesana, l’allora direttore, p. Carlo Mattei (oblato), mi indirizzo ai vari servizi che garantivano nel territorio ed iniziai il mio tirocinio e, da lì a poco presentai la domanda di Obiezione di Coscienza. Da qui in poi la mia storia personale e professionale si è intrecciata con quella che nel tempo sarebbe diventata la storia della “Comunità San Domenico” prima e della “Fondazione Città Solidale” dopo. Infatti, nel Settembre 1993, arrivò a Catanzaro p. Piero Puglisi e gli venne affidato il gruppo degli obiettori di coscienza. Fu una guida fondamentale per vivere, nella comunità obiettori, la dimensione comunitaria e l’accoglienza dei poveri. La Comunità degli obiettori era diventata anche una casa che accoglieva gli immigrati presenti sul territorio catanzarese e successivamente i primi minori inviati dal tribunale per i minorenni. Vidi nascere la Comunità San Domenico per minori a rischio di devianza e la casa d’accoglienza Maddalena per persone senza fissa dimora italiane e straniere.

Erano gli anni in cui iniziava il cammino e la storia che oggi vede protagonista la Fondazione Città Solidale che nel settembre scorso ha compiuto 25 anni di attività.

La mia esperienza nel lavoro sociale è iniziata nel febbraio 1995, subito dopo la fine dell’anno di obiezione. Ricordo che chiesi a p. Piero la possibilità di continuare l’esperienza di servizio e di vita comunitaria come volontario. Erano gli anni in cui stava nascendo, su sollecitazione del Centro di Giustizia Minorile di Catanzaro, il progetto per una comunità per minori a rischio di devianza, con l’intento di regolarizzare gli affidamenti dei minori alla Caritas diocesana. È stato il primo progetto che ho trascritto al computer ed il mio primo lavoro nel settore del sociale.

Da allora non mi sono più fermato, continuo con passione il mio cammino curando la mia formazione per migliorare le mie competenze e la mia crescita professionale. Negli anni ho cambiato tipo di servizio e di mansioni, ciò ha permesso di sperimentarmi, di rendermi più autonomo, di entrare in contatto con nuove povertà e situazioni che hanno stimolato e rafforzato la mia motivazione.

Ripercorrendo con la memoria i miei 31 anni di esperienza (1993/2024), mi passano per la mente diversi ricordi che meriterebbero di essere raccontati, esperienze e difficoltà affrontate che mi hanno permesso, nonostante tutto, di mettermi in discussione, di smussare gli spigoli del mio carattere e migliorare i miei limiti. Tutto questo è stato possibile grazie ai percorsi (formazione e spiritualità) proposti dalla Caritas diocesana prima e dalla Fondazione dopo, che hanno facilitato la predisposizione personale nel curare la dimensione spirituale, umana e professionale.

Oggi, sento di essere cresciuto professionalmente, ma sono anche consapevole della necessità di migliorare sempre più le mie competenze legate ai diversi ruoli che rivesto all’interno della fondazione (responsabile, supervisore, ecc.).

Una considerazione…. Mentre cercavo di rievocare e ricordare la nostra storia, mia, dei miei colleghi e della Fondazione, ho riassaporato con nostalgia tutti i momenti vissuti. Segnale che è importante ricordare, tramandare e condividere la nostra esperienza in modo che la nostra storia non venga mai persa.

Domenico Torcia – Responsabile SAI “Nostra Signora di Guadalupe” Gasperina di Fondazione Città Solidale

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