A causa di quello che viviamo, in prossimità della Pasqua, noi credenti in particolare sentiamo più forte il desiderio di un mondo nuovo, coltiviamo il sogno di una vita ri-nata, abitata dalla presenza del Risorto che, solo, fa nuove tutte le cose e dona la pace ai cuori. È come dire che sentiamo il bisogno di vedere il Suo volto, esattamente come quelle donne e quegli uomini che, il mattino di Pasqua, dopo l’annuncio di Maria Maddalena di aver visto vivo il Maestro, andarono in fretta verso il sepolcro nella speranza di incontrarlo e di ‘toccare con mano’ la Vita risorta (cfr. Gv 20,1-18).
“Vogliamo vedere Gesù” anche noi, come quei Greci che esprimono all’apostolo Filippo il desiderio di incontrarlo (cfr. Gv 12,21). In quella richiesta possiamo oggi scorgere anche la domanda che tanti uomini e donne, di ogni luogo e di ogni tempo, rivolgono a noi credenti: “vogliamo vedere Gesù”, che è come dire, vogliamo finalmente respirare amore, vivere relazioni all’impronta dell’amore, vedere regnare l’Amore! E come risponde Gesù a tale richiesta? “Se il chicco di grano caduto in terra non muore, rimane solo; se invece muore, produce molto frutto” (Gv 12, 23-24). Gesù rivela così che Lui, per ogni uomo che lo vuole cercare, è il seme nascosto pronto a morire per dare molto frutto. Come a dire: se volete conoscermi, se volete capirmi, guardate il chicco di grano che muore nel terreno, cioè guardate la croce, siate disponibili a seguirmi sulla stessa via, via della croce. Il segno che più distingue il cristianesimo è, infatti, il crocifisso, la croce.
La nostra vita è ritmata da situazioni che esprimono e creano dolore; come ‘non c’è rosa senza spina’, non c’è gioia autentica senza croce. Ma la croce non può che esprimere amore, servizio, dono di sé senza riserve; solo così essa è veramente l’ “albero della vita”, della vita sovrabbondante, la vita di Dio in noi, dunque, la vita dell’Eterno, vita eterna! Gesù ci ha insegnato che dopo il buio arriva la luce, dopo la prova e il dolore esplode la gioia. D’altronde, è proprio questo che celebriamo nella Pasqua, è questa dinamica della vita che ci ricorda la morte e resurrezione del Cristo.
Siamo allora invitati a rinvigorire e dare forza nuova alla speranza che è in noi, ad essere in questa umanità piccole luci che illuminano le tenebre che ci sono intorno e fiammelle che scaldano i cuori di coloro che stanno attraversando, appunto, il momento del dubbio, dello scoraggiamento, dell’oscurità. Abbiamo tutti una grande responsabilità: rispondere con la testimonianza di una vita che si dona nel servizio, di una vita che si metta accanto a chi soffre, assuma lo stile di Dio, quello che è caratterizzato dalla compassione per ogni uomo, specie quello sofferente. Si tratta di spargere semi di amore, gesti di compassione, esempi concreti di tenerezza, in una parola di permettere alla luce di risplendere in questo mondo. E ricordiamoci: quando il terreno è arido a causa di incomprensioni, conflitti, cattiverie, malattie, carenze … proprio allora, nella prova e nella solitudine, mentre il seme muore, è il momento in cui la vita germoglia, per produrre frutti maturi a suo tempo. È proprio in questo intreccio di morte e di vita che possiamo sperimentare la gioia e la vera fecondità dell’amore.
La Pasqua che celebriamo rinnovi tutta la nostra vita, ci dia grazia perché possiamo continuare a seguire Gesù, a camminare lieti, forti e carichi di speranza sulla strada del servizio, del dono di noi stessi, affinché l’amore del Risorto risplenda in ogni nostro atteggiamento e diventi sempre più lo stile della nostra vita quotidiana.
Auguri a tutti e a ciascuno, buona Pasqua di Risurrezione!
Padre Piero Puglisi