Non è facile affrontare con i bambini il tema della guerra e della distruzione che essa si porta dietro. Non è facile dire che a piccole anime innocenti viene negato ogni diritto e il più grande fra tutti quello alla vita. Non è pensabile affrontare anche in classe quanto si è costretti a guardare in tv o ad ascoltare dai discorsi dei grandi. Eppure risulta doveroso per una istituzione come la scuola sensibilizzare ai valori della pace e della vita. È quanto è accaduto nell’IC Casalinuovo Sud di Catanzaro, istituzione alla periferia sud della città, guidata dalla dirigente prof.ssa Maria Riccio, in cui ogni classe è stata protagonista di un messaggio forte, di speranza attraverso l’utilizzo di diverse strategie e linguaggi, il tutto culminato con un momento di condivisione nel cortile della scuola, una marcia della pace che ha rappresentato un no secco e deciso alla guerra ed un inno all’amore e alla vita come diritto imprescindibile di tutti, nessuno escluso. In particolare ad aiutare a riflettere i piccoli alunni della classe 2° A del Plesso Passo di Salto dell’IC Casalinuovo Sud di Catanzaro, un bellissimo testo fantastico “Il mago Linguaggio”, scritto da Gino Strada con la collaborazione di sua figlia Cecilia.
C’era una volta un pianeta chiamato Terra. Si chiamava Terra anche se, a dire il vero, c’era molta più acqua che terra su quel pianeta. Gli abitanti della Terra, infatti, usavano le parole in modo un po’ bislacco. Prendete le automobili, per esempio. Quel coso rotondo che si usa per guidare, loro lo chiamavano “volante”, anche se le macchine non volano affatto! Non sarebbe più logico chiamarlo “guidante”, oppure “girante”, visto che serve per girare? Anche sulle cose importanti si faceva molta confusione. Si parlava spesso di “diritti”: il diritto all’istruzione, per esempio, significava che tutti i bambini avrebbero potuto (e dovuto!) andare a scuola. Il diritto alla salute poi, avrebbe dovuto significare che chiunque, ferito, oppure malato, doveva avere la possibilità di andare in ospedale. Ma per chi viveva in un paese senza scuole, oppure a causa della guerra non poteva uscire di casa, oppure chi non aveva i soldi per pagare l’ospedale (e questo, nei paesi poveri, è più la regola che l’eccezione), questi diritti erano in realtà dei rovesci: non valevano un fico secco. Siccome non valevano per tutti ma solo per chi se li poteva permettere, queste cose non erano diritti: erano diventati privilegi, e cioè vantaggi particolari riservati a pochi. A volte, addirittura, i potenti della terra chiamavano “operazione di pace” quella che, in realtà, era un’operazione di guerra: dicevano proprio il contrario di quello che in realtà intendevano. E poi, sulla Terra, non c’era più accordo fra gli uomini sui significati: per alcuni ricchezza significava avere diecimila miliardi, per altri voleva dire avere almeno una patata da mangiare. Quanta confusione! Tanta confusione che un giorno il mago Linguaggio non ne poté più. Linguaggio era un mago potentissimo, che tanto tempo prima aveva inventato le parole e le aveva regalate agli uomini. All’inizio c’era stato un po’ di trambusto, perché gli uomini non sapevano come usarle, e se uno diceva carciofo l’altro pensava al canguro, e se uno chiedeva spaghetti l’altro intendeva gorilla, e al ristorante non ci si capiva mai. Allora il mago Linguaggio appiccicò ad ogni parola un significato preciso, cosicché le parole volessero dire sempre la stessa cosa, e per tutti. Da allora il carciofo è sempre stato un ortaggio, e il gorilla un animale peloso, e non c’era più il rischio di trovarsi per sbaglio nel piatto un grosso animale peloso, con il suo testone coperto di sugo di pomodoro. Questo lavoro, di dare alle parole un significato preciso, era costato un bel po’ di fatica al mago Linguaggio. Adesso, vedendo che gli uomini se ne infischiavano del suo lavoro, e continuavano ad usarle a capocchia, decise di dare loro una lezione. «Le parole sono importanti» amava dire «se si cambiano le parole si cambia anche il mondo, e poi non si capisce più niente.» Una notte, dunque, si mise a scombinare un po’ le cose, spostando una sillaba qui, una là, mescolando vocali e consonanti, anagrammando i nomi. Alla mattina, infatti, non ci si capiva più niente. A tutti gli alberghi di una grande città aveva rubato la lettera gi e la lettera acca, ed erano diventati…alberi! Decine e decine di enormi alberi, con sopra letti e comodini e frigobar, e i clienti stupitissimi che per scendere dovevano usare le liane come Tarzan. Alle macchine aveva rubato una enne, facendole diventare macchie, e chi cercava la propria automobile trovava soltanto una grossa chiazza colorata parcheggiata in strada. Alle torte invece aveva aggiunto una esse, erano diventate tutte storte, e cadevano per terra prima che i bambini se le potessero mangiare. Erano talmente storte che non erano più buone nemmeno per essere tirate in faccia. Nelle scuole si era anche divertito ad anagrammare, al momento dell’appello, la parola presente, e se prima gli alunni erano tutti presenti, adesso erano tutti serpenti, e le maestre scappavano via terrorizzate. Poi si era tolto uno sfizio personale: aveva eliminato del tutto la parola guerra, che aveva inventato per sbaglio, e non gli era mai piaciuta. Così un grande capo della terra, che in quel momento stava per dichiarare guerra, dovette interrompersi a metà della frase, e non se ne fece nulla. Inoltre aveva trasformato i cannoni in cannoli, siciliani naturalmente, e chi stava combattendo si ritrovò tutto coperto di ricotta e canditi. Andò avanti così per parecchi giorni, con le scarpe che diventavano carpe e nuotavano via, i mattoni che diventavano gattoni e le case si mettevano a miagolare, il pane che si trasformava in un cane e morsicava chi lo voleva mangiare. Quanta confusione! Troppa confusione, e gli uomini non ne potevano più.
Mandarono quindi una delegazione dal mago Linguaggio, a chiedere che rimettesse a posto le parole, e con loro il mondo. «E va bene» disse Linguaggio «ma solo ad una condizione: che cominciate a usare le parole con il loro giusto significato.» «I diritti degli uomini devono essere di tutti gli uomini, proprio di tutti, sennò chiamateli privilegi. Uguaglianza deve significare davvero che tutti sono uguali e non che alcuni sono più uguali di altri. E per quanto riguarda la guerra…» «Per quanto riguarda la guerra» lo interruppero gli uomini «ci abbiamo pensato… tienitela pure: è una parola di cui vogliamo fare a meno.»
Un’UDA interdispciplinare, partita dalla lettura, dalla comprensione e rielaborazione del testo e da una serie di attività didattiche messe a punto con diversi mediatori per raggiungere obiettivi importantissimi: sviluppare atteggiamenti consapevoli di convivenza civile; assumere, in ambito scolastico, in maniera responsabile atteggiamenti e ruoli e comportamenti di partecipazione attiva; riflettere sui valori della convivenza, della democrazia e della cittadinanza. Attività anche che hanno fatto sperimentare il senso di gruppo e di comunità e che hanno dato spazio alla riflessione su un documento importante, la Carta dei Diritti dell’Infanzia. Un lavoro complesso, come complessa è la situazione del momento, ma reso fruibile ai bambini grazie al lavoro delle insegnanti Silvana Voci, Annamaria Procopio e Donatella Scutieri, ma di tutto il corpo docente dell’Istituto che con attività come queste, assemblate e socializzate ha saputo dar voce ai piccoli per i più piccoli. L’I.C. Casalinuovo, inoltre, ha affiancato alla sensibilizzazione la concretezza che può essere tratta da un dono. Le famiglie e i bambini hanno raccolto e portato a scuola beni di prima necessità per un carico partito poi per l’Ucraina. I valori della pace passano dalla parola ai fatti, si colorano e si disegnano, si cantano e si condividono grazie alla scuola, quella che si impegna ogni giorno a formare gli uomini e le donne di domani.
Team classe 2 A, plesso Passo di Salto, I.C. Casalinuovo Sud Catanzaro
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