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Dar voce agli invisibili, questo è il motore che spinge a costituire un’associazione.

Il macigno che investe una famiglia quando viene fatta una diagnosi di disabilità, qualunque essa sia è un duro colpo, ci si imbatte in una realtà in cui la solitudine regna sovrana, una realtà fatta di tanti punti interrogativi, in cui non si sa veramente dove battere la testa, in cui ti ritrovi una diagnosi (e non sempre chiara) in mano, con mille perché e tanti “adesso cosa facciamo?”.

Con i nostri perché si affronta la vita, e con obiettivi e prospettive diversi, le nostre case diventano porti di mare, fatto di educatori, le nostre giornate, trascorrono inesorabili tra centri di rieducazione, piscina, equitazione…per chi se lo può  permettere.

Tutto si trasforma. Un figlio disabile, nella fattispecie autistico, assorbe una tale quantità di energia dai genitori che qualunque altro fratello si sentirà di conseguenza messo in secondo piano ed è allora che la forza deve triplicarsi per cercare di mantenere degli equilibri che altrimenti scatenerebbero una catastrofe.

In questa realtà fatta di assenza istituzionale, nasce l’esigenza di “unirsi”, di “condividere” gli stessi problemi quotidiani attraverso l’associazionismo.

Ritengo che da soli non si può affrontare il “macigno” che ci è stato affidato, pertanto unire gli intenti e cercare di aiutare chi vive la tua stessa situazione sia di notevole importanza.

In tempi come questi, in cui il sostegno alle famiglie, che eventualmente dovrebbe essere offerto dagli enti preposti, diventa il punto cardine dell’associazione. Le famiglie acquisiscono un’arma in più per pianificare e realizzare progetti a favore dei ragazzi e si realizza il “mutuo aiuto” attraverso la condivisione delle proprie esperienze di vita.

La nostra associazione “Un futuro per l’autismo onlus” nasce proprio da questa esigenza, la storia di ciascun membro si intreccia con le altre e seppur diverse ci si scambiano opinioni e vissuti quotidiani che possono aiutare a superare momenti di difficoltà.

L’obiettivo è quello di cercare di sopperire alle tante mancanze da parte degli organi competenti, per cui si organizzano raccolte fondi e donazioni per potere finanziare progetti a medio-lungo termine ed interventi di coinvolgimento sociale dei ragazzi.

Devo dire che è molto difficile operare in un settore come questo dove le spese di gestione sono alte e gli introiti non sono numerosi, c’è dunque la necessità di creare una rete tra le varie associazioni, con scopi comuni, e magari essere supportati dagli organi competenti così da sollevare le famiglie da frustranti vissuti quotidiani.

Natalia Raione – Presidente Ass. Un futuro per l’Autismo

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