Seleziona una pagina

Sono una logopedista diplomata a Padova nel 1987, nella scuola diretta a fini speciali, egregiamente gestita dal Prof. Lucio Croatto, uno dei padri fondatori della logopedia italiana.

Ho scelto di occuparmi di bambini, mondo che mi ha sempre affascinato. Osservavo piccoli pazienti che alla “veneranda” età di 3/4anni non avevano ancora avuto l’accesso al canale verbale, peggio dopo averlo faticosamente conquistato, smettevano misteriosamente di utilizzarlo. Non era semplice decidere da dove cominciare, soprattutto in un periodo concentrato prevalentemente sulla standardizzazione, una sorta di accanimento in cui tutti i piccoli utenti dovevano essere misurati e tradotti in una successione numerica, in una spasmodica ricerca di metodi che consentissero a loro ed alle loro famiglie di prendere atto di una progressione, dovendo per forza essere come li volevano.

Rivolsi i miei studi in direzione opposta, studi che mettevano alle base la libertà di agire, il piacere di essere, di pensare, di giocare, di creare, ecc.; un’ottica che prevedeva ascolto, rispetto e accettazione di ogni difficoltà, ciò che caratterizza ogni singolo bambino, riuscendo a “conquistare” la sua mano per accompagnarlo al meglio nel cammino che la vita gli mette davanti.

Ricordo tempo fa una pubblicità, in occasione della giornata mondiale dell’autismo, che rappresentava un bambino che ne era affetto chiuso in una bolla, all’interno della quale tutti si affannavano a voler entrare. Penso che quella bolla, invece, racchiuda tutte quelle persone che pensano che diversità corrisponda a difficoltà, fallimento, intralcio. Penso che la bolla stessa gli impedisca di guardare oltre e vedere il tesoro che loro custodiscono così gelosamente… da renderlo invisibile… a tanti.

Quando riconosco lo smarrimento negli occhi dei genitori che chiedono aiuto, descrivo le caratteristiche che contraddistinguono il loro bambino, all’interno delle rassicurazioni, fondamentali per la buona riuscita di ogni trattamento, cerco di strappare loro un sorriso quando dico: “se non vi piace lo permutiamo!”, da lì l’ottica cambia e si comincia ad intravedere il senso.

Cerco di esser più chiara, un giorno all’interno di una valutazione logopedica, mostro ad un piccolo paziente l’immagine di un bambino che va dalla mamma per farle vedere che gli esce qualche goccia di sangue dal dito.  Gli chiedo di descrivermi la scena. Lui mi risponde secco: “un bambino nel deserto” prendendo atto del mio disorientamento, aggiunge quasi divertito: “non lo vedi che si è punto con un cactus?????”. Penso che tutto ciò dimostri che all’interno di quella famosa bolla, ci siano chiusi tutti quelli che non riescono ad ammettere di non essere in grado di cogliere il senso.

Voglio concludere con una metafora: ogni chiave è assolutamente diversa dall’altra, basta confrontare la chiave di un caveau con quella di un lucchetto per diari. Entrambe custodiscono preziosi, entrambe hanno la loro importante funzione ed entrambe contribuiscono alla crescita del mondo….

Dott. ssa Riccarda Alcaro – Logopedista

Scopri di più sul Mosaico e su

Fondazione Città Solidale Onlus

Visita il nostro sito www.fondazionecittasolidale.it

Vai