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Inarrivabile creatura

Ti ho cercata nel libro dei sogni

Mentre il treno fischiando si avvia

tra i meandri di un tempo sospeso

 

Ti ho cercata volgendomi al cielo

Quando il sole già stanco si abissa

Per mostrare la volta festosa

 

Ti ho cercato su spiagge affollate

Mentre il fuoco mai domo lambisce

Un deserto di alberi spogli

 

Ti ho cercata nell’ansa del fiume

Dove l’acqua impietosa trascina

Verso il mare le anime inquiete

 

Ti ho cercata tra dubbi cocenti

Dietro vetri bagnati da pioggia

Aspettando che giunga la quiete

 

Ti ho cercato, rincorsa, sognata

Eri impressa sul volto del vecchio

Che giocando ritorna bambino

 

Il tema della libertà negata ben può essere associato alla lettura di una poesia scritta da un detenuto di alta sicurezza della Casa Circondariale di Catanzaro, ed affiancato all’immagine intitolata “Libertà: inarrivabile creatura”, anch’essa realizzata da un altro detenuto.

È nei loro contesti che il Centro Attività di Mediazione (C.A.M.) Gaia svolge la funzione di volontariato, occupandosi da anni di giustizia riparativa e mediazione penale e discutendone proprio in quei luoghi in cui la libertà è sicuramente negata.

Ci muove l’idea che fare giustizia riparativa consenta alla giustizia stessa di atteggiarsi a luogo in cui si sconta il giudizio di colpevolezza, ma anche e soprattutto di attenzione, cura ed ascolto di tutte le parti coinvolte, a vario titolo, nella dinamica relazionale generata dall’evento reato, nel tentativo di assicurare la presenza della vittima del reato e conoscere dallo stesso gli effetti che quell’evento ha provocato. Il reato nella concezione della giustizia riparativa è un fatto relazionale e si basa sulla constatazione che le persone, normalmente, vivono di relazioni, a volte interrotte dalla commissione del reato, dell’illecito.

La risposta forte, propositiva, rivoluzionaria della giustizia riparativa è quella di rimettere in circolazione questa energia relazionale che superi il tradizionale conflitto tra autore e vittima di reato, tra detenuto e persona offesa, riconducendolo al rapporto tra due persone, due entità che sentono, vedono, provano empatia, hanno sentimenti, hanno voglia di mettersi in gioco e di provare anche per un attimo e solo se lo desiderano ad assumere il posto dell’altro per individuare un punto di incontro ed un aggancio relazionale che dia loro una maggiore soddisfazione.

Tenendo insieme l’autore di reato e la vittima, minore o adulto che sia, la giustizia riparativa crea le premesse perché il conflitto generato dal reato, possa essere sanato non solo dalla sanzione istituzionale, ma da una rinnovata relazione tra le parti coinvolte.

È nell’incontro che si concretizza l’idea di responsabilità che non è penale ma relazionale ed è in esso che si dà vita ad una prospettiva diversa, orientata al futuro ed estesa a tutti i soggetti: autori e vittime, adulti e minori.

I protagonisti sono ragazzi, uomini e donne in conflitto con la Legge, talvolta privati della libertà personale e che si rendono disponibili, volontariamente e liberamente, a condividere insieme a noi operatori un tavolo di discussione in cui sviscerare e comprendere la natura complessa dei conflitti, la loro origine, la loro natura giuridica, tecnica, culturale, ma soprattutto le loro implicazioni sociali ed economiche.

“Dallo scontro all’incontro” così titoliamo il nostro percorso, un vero e proprio cammino, complesso, a tratti faticoso, ma spesso rivelatosi ricco e stimolante. Un percorso creativo che partendo dal conflitto conduce verso una sua soluzione efficace e duratura, sollecitando una riflessione ed un riconoscimento sull’errore di qualcuno che rafforzi l’importanza della richiesta di perdono e un ripensamento sulla posizione di quell’altro che era stato offeso da quel comportamento.

Parole in libertà, semplici, dirette e sincere, tra persone che, fino a quel momento, erano antagoniste e categorie (reo e vittima) ma non persone e quindi indisponibili a qualsiasi rapporto personale.

È un’esperienza liberatoria e stimolante ma al contempo responsabilizzante e molto personale perché affida la gestione del conflitto direttamente alla persona che ne è coinvolta per averlo subito ed in cui essa, al pari degli altri protagonisti, è libera di argomentare le proprie ragioni, di cercare le parole necessaria al racconto della storia e delle sensazioni che la storia ha prodotto, ricorrendo ad una soluzione senza filtri e senza scuse. Un luogo in cui, al di là dell’errore, si incontrano varie umanità che, nel dialogo, si riscoprono libere di scegliere percorsi nuovi e di ricominciare.

Associazione C.A.M. Gaia

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